Nell’ottica di garantire e tutelare al massimo la salute pubblica e del consumatore finale, il Legislatore introduce nel Reg. UE 1169/2011, con gli articoli 29, 30, 31, 32, 33, 34 e 35, la Dichiarazione Nutrizionale, indicandone le modalità di elaborazione e di espressione. La dichiarazione nutrizionale va quindi ad aggiungersi alle informazioni presenti nelle etichette dei prodotti alimentari, ma diventerà un requisito obbligatorio a partire dal 13 dicembre 2016. Cosi come per tutti gli altri aspetti che caratterizzano le etichette anche la dichiarazione nutrizionale deve essere presentata al consumatore in modo chiaro e secondo alcuni aspetti ben precisi, avendo cura che il consumatore finale sia correttamente informato, consapevole delle proprie scelte alimentari in modo da evitare abitudini e comportamenti alimentari non sani.

La dichiarazione nutrizionale dovrà quindi riportare: il valore energetico; i grassi; gli acidi grassi saturi; i carboidrati; gli zuccheri; le proteine; e il sale, presenti nell’alimento. In più, ma su base volontaria, tale dichiarazione potrà essere completata dai valori di acidi grassi polinsaturi e insaturi; polioli; amido; fibre; e sali minerali e/o vitamine. Queste informazioni dovranno essere riportate in forma tabulare sulla confezione dell’alimento, ma il Regolamento da anche la possibilità di riprendere alcune di queste informazioni citandole anche nel campo visivo principale della confezione, in modo tale che già ad un primo colpo d’occhio il consumatore possa effettuare le sue valutazioni. In particolare le informazioni che potranno essere ripetute saranno: il valore energetico; oppure il valore energetico in associazione ai grassi, ai grassi saturi, agli zuccheri e al sale. Ed in ultimo, è il Regolamento stesso a dare la possibilità di utilizzare simboli o forme grafiche per la rappresentazione supplementare di queste informazioni, purché siano facilmente comprensibili dal consumatore e in accordo con i dati scientifici relativi.

E’ qui che vengono proposti per la prima volta “i semafori”! Viene infatti riprodotto graficamente sulle etichette dei prodotti alimentari un piccolo semaforo che fornisce a colpo d'occhio al consumatore le informazioni nutrizionali. I colori utilizzati nella grafica indicano il contenuto di zuccheri, sale, grassi e calorie per 100 grammi di prodotto. Il rosso sta per un contenuto alto di grassi, zuccheri o sale, il giallo indica una quantità media e il verde un contenuto basso. In merito all’adozione di questo metodo però ci sono molte tesi discordanti. Da una parte infatti ci sono i sostenitori di questo tipo di espressione aggiuntiva della dichiarazione nutrizionale. Prima fra tutte la Gran Bretagna che ha già cominciato ad utilizzarla nei prodotti venduti sui banchi inglesi con lo scopo di facilitare l’informazione e aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli, evitando quei prodotti dai troppi “semafori rossi”.

A questa teoria si sta piano piano avvicinando anche la Francia. Dall’altra parte invece, la tesi più seguita è quella che una rappresentazione grafica di questo tipo potrebbe screditare certi prodotti piuttosto che altri, creando poi un danno generale all’industria alimentare. L’Italia si accoda a questo tipo di polemica sottolineando come i prodotti tipici di una dieta mediterranea, a cui appartengono anche prodotti “made in Italy” possano venire svantaggiati da questo tipo di rappresentazione. Si fanno infatti gli esempi di Parmigiano e Olio d’oliva, due tra i prodotti italiani più pregiati che vengono esportati all’estero con grande successo, ma che in Gran Bretagna in seguito all’utilizzo della “segnaletica a semaforo”, vengono bollati di rosso. In altri casi invece, come per i prodotti “light” si appongono “semafori verdi” su prodotti nettamente meno pregiati e si, magari con una quantità inferiore di grassi e zuccheri, ma con ben altri ingredienti che possono avere effetti negativi sulla salute che però non vengono evidenziati in ugual modo. Il paradosso legato a questo tipo di rappresentazione grafica infatti è stato fatto notare più volte alla Commissione Europea, che ad Ottobre 2014 ha deciso di aprire un procedimento di infrazione contro la Gran Bretagna, sottolineando come l’utilizzo di questo tipo di espressione facoltativa possa fornire informazioni approssimative e fuorvianti al consumatore. foto

Dott.ssa Federica Tavassi
Consulente HACCP
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare

Scarica l'Articolo in formato *.pdf

Alcuni dei nostri clienti