Aggiornamenti normativi: i residui di fitosanitari negli alimenti
La sicurezza alimentare, se valutata a 360° gradi, non può escludere l’analisi dei pericoli e dei rischi derivanti dall’utilizzo di sostanze, come pesticidi, antiparassitari e fitofarmaci, nella produzione primaria di alcuni alimenti. Già nel 2005 la Commissione Europea si interroga su questa tematica ed emana, sulla scia dei principi generali di sicurezza introdotti con il Reg.CE 178/2002, anche il Reg. CE 396/2005. Tale Regolamento, proprio per garantire un elevato livello di tutela dei consumatori, stabilisce disposizioni comunitarie armonizzate relative ai livelli massimi di residui di antiparassitari nei prodotti alimentari. “Il regolamento si applica ai prodotti di origine vegetale e animale e a loro parti, da utilizzare come alimenti o mangimi freschi, trasformati e/o compositi, in o su cui potrebbero essere presenti residui di antiparassitari.”
Quindi tutti i Paesi Membri dell’Unione Europea si attengono, a partire dal 2005, alle indicazioni, alle sostanze e ai loro livelli massimi descritti nel Regolamento e nei suoi allegati. In dieci anni però il Reg. CE 396/2015 ha subito diverse modifiche. Nel 2015, infatti, sono stati pubblicati sette regolamenti in materia: sei di questi vanno a modificare o a confermare alcuni limiti e uno, invece, è inerente al programma dei controlli da effettuare in questo campo. Ad esempio, uno fra gli ultimi Regolamenti emanati è quello che va a modificare l’allegato IV (del Reg. CE 369/2005), e che va ad inserire altre sostanze tra quelle per le quali non è necessario fissare limiti massimi di residui. Il regolamento in questione è il Reg. UE 2015/896, di cui si consiglia di prendere visione per una più esaustiva trattazione dell’argomento.
L’argomento dei pesticidi e degli antiparassitari è ampiamente studiato e valutato in primis dall’EFSA (autorità europea per la sicurezza alimentare) stessa, tanto che esiste l’Unità Pesticidi che si occupa della valutazione del rischio e delle opinioni tecnico-scientifiche richieste dagli Stati membri dell’ Unione Europea. L’EFSA stessa propone un piano di monitoraggio dei livelli di residui di pesticidi negli alimenti in 29 Paesi Membri, suggerendo l’attuazione in parallelo di un programma di monitoraggio nazionale, gestito autonomamente da ogni singolo Pese, e uno coordinato dall’Unione Europea.
Ad esempio nel 2012 questo programma ha portato all’analisi di più di 78000 campioni alimentari di diverso tipo, arrivando alla conclusione che circa il 97% di questi contiene livelli di residui che non superano i limiti di legge e oltre il 54% dei campioni risultano esenti da qualsiasi traccia rilevabile di fitofarmaci. L’attività dell’EFSA in questa direzione, però, non si ferma solo a questo, ma piuttosto è estesa anche allo studio e alla valutazione del rischio in modo da stabilire se l’eventuale esposizione alimentare ai residui di pesticidi rappresenti un rischio per la salute umana, sia a lungo termine (rischio cronico) che a breve termine (rischio acuto). I costanti aggiornamenti normativi, perciò, rappresentano un mezzo essenziale per mantenere elevata l’attenzione nei confronti di tutti quei possibili aspetti che possono incidere sulla sicurezza finale del consumatore.
Dott.ssa Federica Tavassi
Consulente HACCP
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare