Smaltimento degli oli e dei grassi alimentari esausti: una procedura obbligatoria che fa bene all’ambiente

Patatine fritte, supplì, melanzane alla parmigiana, krapfen… sono tutti alimenti deliziosi, ma fino a 15 anni fa erano da considerare “alimenti a forte impatto ambientale”. Infatti solo nel 1997 il Decreto Ronchi ha stabilito che tutti gli oli e le emulsioni venissero considerate “rifiuti pericolosi da smaltire separatamente”. Fa rabbrividire il fatto che 1 solo litro d’olio, versato in un corpo idrico, sia in grado di formare una pellicola dalle dimensioni di un campo da calcio, impedendo così l’ossigenazione delle acque sottostanti e compromettendo la potabilità di circa un milione di litri d’acqua. L’olio esausto non danneggia solo le acque, ma anche il suolo, dove, in caso di dispersione, limita drasticamente l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante.

In seguito al Decreto Ronchi del 1997 è stato creato il CONOE (Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti), attivo però dal 2001, che raggruppa associazioni di rigeneratori, raccoglitori e produttori per un totale di circa 12000 aziende. Adesso questo organo è in grado di raccogliere e trattare circa 45 000 000 di tonnellate all’anno di olio di fritture, prodotto dall’industria alimentare, dalla ristorazione e dalle famiglie.

Il recente D. Lgs 152/2006 considera invece gli oli e i grassi alimentari esausti provenienti da cucine di alberghi, ristoranti, mense e pizzerie, come “rifiuti speciali non pericolosi da destinarsi al recupero”. Essi devono essere stoccati in appositi contenitori e consegnati regolarmente alle aziende che operano il ritiro, il trasporto e il recupero. Le ditte che producono tale tipo di rifiuti ma che non praticano questo stoccaggio separato o non li conferiscano al consorzio sono soggette a sanzioni che vanno dai 260,00€ ai 1550,00€ (articolo 256, comma7 D. Lgs 152/2006). Secondo l’articolo 190 inoltre le stesse ditte sono tenute ad avere un registro su cui annotare periodicamente la quantità di oli e grassi alimentari esausti che producono. In sede di controlli ufficiali, la mancata presenza di questo registro è punibile con sanzioni che vanno dai 2600,00€ ai 15500,00€.

Il riciclo degli oli esausti, non solo evita danni ambientali, ma apporta anche notevoli vantaggi economici. Dal trattamento adeguato di questo tipo di rifiuti si ricavano lubrificanti vegetali per macchine agricole, glicerina per la saponificazione e combustibili.

Dott.ssa Isabella De Vita
Consulente HACCP Roma 3 giugno 2013
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare 

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