Allevamenti di pollame nuovamente nel mirino

Nuovo allarme per il mercato delle carni bianche: la comparsa di nuovi focolai di Aviaria, riaffaccia la paura tra i consumatori. Vediamo i danni e le misure adottate in questa nuova ondata. Quando i principi dell’HACCP e i corsi per l’HACCP poco possono.

L’Emilia Romagna in questi giorni si trova coinvolta in una nuova ondata di Influenza aviaria. Tre sono infatti finora gli allevamenti e gli stabilimenti di lavorazione che hanno destato qualche preoccupazione: l’allevamento di Ostellato e Portomaggiore nel Ferrarese e l’allevamento di Mordano a Bologna. In un caso come questo è interessante notare come, da una parte, la scrupolosa attenzione ai dettami dell’igiene e sicurezza alimentare non evitano del tutto l’insorgere di possibili pericoli ma, dall’altra, come una corretta e scrupolosa condotta permette di identificare immediatamente l’eventuale problema, agire tempestivamente e limitare tutti i danni che ne possono conseguire. Questo è esattamente quello che è avvenuto e sta avvenendo ancora in questi giorni sia nelle zone colpite ma, per prevenzione, anche in altre.

È possibile che l’insorgere di questa nuova ondata di influenza aviaria negli allevamenti italiani sia dovuta alla contaminazione da parte di un animale selvatico affetto dal virus. Si ipotizza, infatti, che animali come le anatre, possibili serbatoi naturali di questi virus, possano essere entrati a contatto con animali da allevamento (come galline ovaiole, tacchini, ecc ecc.) durante le loro rotte migratorie ed aver perciò passato il patogeno.

In questo caso il ceppo virale responsabile dell’influenza è l’H7N7 che è stato tempestivamente riconosciuto dall’Istituto Zooprofilattico e dal Centro nazionale di riferimento per l'influenza aviaria che, inseguito ad un tasso anomalo di mortalità tra gli animali del primo allevamento, hanno dato l’allarme e fatto partire tutti i controlli necessari. I tre focolai di influenza aviaria sono stati così adeguatamente circoscritti.

I mezzi intrapresi e le misure cautelative per il resto della Nazione riguardano essenzialmente l’abbattimento di tutti gli animali presenti nei tre allevamenti (tacchini e galline ovaiole) e lo svuotamento e la disinfezione degli stabilimenti, ma non solo. Sono state studiate, infatti, delle restrizioni per evitare l’eventuale contagio di altri animali al di fuori dell’Emilia Romagna, tra cui: particolari restrizioni agli spostamenti di galline dal territorio regionale; la macellazione dei capi che dovrà avvenire preferibilmente in Emilia-Romagna, così come la gestione di personale e mezzi. Escluse da queste restrizioni solo le carni già macellate e le uova già imballate. Tra le operazioni di prevenzione poi il Ministero della Salute ha istituito un’ampia “zona cuscinetto” a ridosso degli allevamenti colpiti, così da avere ulteriori zone di controllo temporaneo. Nelle aree dei focolai sono state adottate ulteriori misure per la messa in sicurezza del settore delle uova per assicurarne la tracciabilità durante la produzione, la raccolta e la distribuzione. E chiaramente la messa in sicurezza non riguarda solo il nostro Paese ma tutta l’Europa: la Commissione Europea infatti ha approvato la creazione di queste “zone di alto controllo sanitario” attorno agli allevamenti colpiti con l’obiettivo di evitare che da queste aree siano spedite verso altri Stati membri e Paesi extra-Ue, partite di pollame vivo, pollame pronto per deporre uova, pulcini di un giorno e uova da cova.

I focolai di influenza aviaria che si sono sviluppati sono tutti e tre a carico del sottotipo H7N7 che è definito ad alta patogenicità per i volatili, in quanto si espande molto velocemente tra gli animali che si ammalano gravemente e muoiono, determinando perciò gravi conseguenze per il reddito degli allevatori. L’impatto di questo tipo di influenza, infatti, per l’uomo è essenzialmente economico. È stato appurato che il ceppo H7N7 non è ad alta patogenicità per l’uomo e che raramente può passare dall’animale all’uomo, dando nel caso solo lievi sintomi, e che ancora più raramente può propagarsi da uomo a uomo, scongiurando quindi l’insorgere di eventuali epidemie. L’alta patogenicità di questo ceppo, in qualche modo gioca a nostro favore in quanto è facilmente individuabile dalle condizioni di salute dei volativi che si aggravano velocemente se contagiati. Capire “dove” si trova il virus e agire tempestivamente perciò risulta più facile. Il virus dell’influenza aviaria è un virus influenzale che appartiene al genere degli Orthomyxovirus ed è un virus ad RNA costituito da un envelope esterno sulla cui superficie presenta due tipi di proteine di superficie: emagglutinina (H) e neuraminidasi (N). Queste oltre ad essere coinvolte nei fenomeni di infezione delle cellule dell’ospite, possono differenziarsi notevolmente tra di loro in modo da generare un profilo antigenico diverso ogni volta dando luogo a varianti fenotipiche virali. Negli uccelli sono presenti tutte le forme conosciute: 16 per H e 9 per N che combinandosi tra loro danno luogo a sottotipi diversi: in questo caso l’H7N7; in Cina in questi mesi sta circolando l’H9N7 (che è meno patogeno per i volatili ma più per l’uomo); fino al H5N1 che ha dato luogo all’epidemia più conosciuta caratterizzato da un’alta patogenicità sia per l’uomo che per gli animali.

Al momento comunque sia la Regione Emilia Romagna che le Aziende Usl tranquillizzano i consumatori: non si corrono pericoli di nessun tipo dal consumo di carni bianche o di uova e loro prodotti!

Dott.ssa Federica Tavassi
Consulente HACCP Roma, 29 agosto 2013
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare

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